StudioPAN
Via Volta, 43
22100 Como, CO
Ho appena concluso una videochiamata di lavoro con il direttore del Norske Parker – Levende landskap. Lavoriamo entrambi nell’ambito dell’Heritage Interpretation e abbiamo assistito, nei rispettivi Paesi, ad un incremento del Turismo di massa con una progressiva perdita di identità dei luoghi e stiamo cercando di trovare ispirazione l’uno nel lavoro dell’altra.
Ovunque, da noi come da loro, si è investito nella creazione di attività esperienziali, siti web accattivanti, che vendono l’idea di poter vivere il territorio in maniera completa. In Italia, come in Norvegia, il turismo ha avuto un boom inatteso che ha esteso la classica stagione turistica dei classici picchi estivi a tutto l’anno.
Come un treno in corsa c’è stato poco tempo per pensare, si è colta l’opportunità senza riflettere: per qualcuno i benefici economici sono stati ingenti. Ma le ricadute sul territorio e sugli stessi operatori, sul lungo periodo, possono essere addirittura negative.
L’arrivo di un eccessivo numero di persone crea disagio ai locali, un impatto ecologico di entità impressionante, e paradossalmente una distribuzione della crescita economica non equa.
Ma, per deformazione professionale, la nostra riflessione si concentra su altro. Cosa viene veramente offerto in questi pacchetti esperienziali, la ‘cosa vera’ o stereotipi? Le persone in visita sono alla ricerca di emozioni e di poter cogliere lo spirito del luogo e affidano questo bisogno, questo desiderio, alle agenzie turistiche. Il territorio, se da indicazioni e cerca di fare sistema, risponde con il marketing classico, con le proposte così classiche che se, prendendo un qualunque sito di promozione turistica, sostituissi le fotografie norvegesi con greche o italiane, la proposta descritta grossomodo andrebbe bene uguale. Oppure vende stereotipi, quello che ti aspetti di trovare.
Si segue la via più semplice, è istintivo, ma alla lunga questa strategia mostra le sue falle.
Nel Nord della Norvegia sono molte le attrazioni anche invernali che hanno richiamato moltissime persone: dallo sci alpinismo e di fondo, allo spettacolo delle aurore boreali e delle escursioni con motoslitte o slitte trainate dai cani in quelli che sembrano essere territori selvaggi. Ecco, per esempio la prima macroscopica falla per chi ha ‘occhi per vedere’, quello che per il visitatore può sembrare natura incontaminata è in realtà paesaggio antropico, è la casa delle popolazioni Sámi è luogo di vita, di sussistenza. I cani che trainano le slitte non sono una tradizione locale, ma qualcosa di importato negli anni ’80 proprio per i turisti, e un grosso problema sanitario per l’allevamento delle renne. Il visitatore non lo sa, non solo non sta vivendo qualcosa di ‘vero’, ma sta anche inconsapevolmente alimentando un conflitto tra gli allevatori di renne e le imprese turistiche.
La presenza e l’essenza della popolazione Sámi sono trasformate in prodotti da vendere, da vedere. I luoghi non più occasioni di relazione, ma opportunità da sfruttare senza il dovuto rispetto e comprensione.
Il turismo sta cambiando, i trend per il prossimo anno, secondo Lonely Planet, spingono verso un turismo di maggiore consapevolezza. Si ricercano più occasioni introspettive, in cui coltivare il benessere psicofisico, sperimentare i luoghi attraverso esperienze più vere.
Sta al comparto turistico saper proporre esperienze di valore, in grado di raccontare la propria essenza, riuscendo a non omologarsi, a rispondere alle richieste di mercato mantenendo la propria identità culturale. E’ un’esigenza che sta coinvolgendo distretti turistici di tutta Europa, innescata da processi che cominciano da dentro le comunità, dai territori, dalle persone, che vogliono poter essere partecipi e protagoniste nella promozione turistica e nel plasmare l’esperienza offerta ai visitatori.
L’aspetto più difficile, fino ad ora è stato come scendere dal treno in corsa: posti come Venezia e le Lofoten, più di altri, hanno toccato con mano sia i danni che i benefici del blocco del turismo di massa in questo periodo. E’ dall’analisi di questa esperienza nella sua drammaticità, che dovrebbe nascere un’opportunità di ripensamento e riassetto.