StudioPAN
Via Volta, 43
22100 Como, CO
Stiamo navigando con un un bel vento teso sullo splendido cutter in legno di Massimo, sognando l’avventura: partire per una non stop Liguria-Corsica-Liguria in due.
La barca ha un nome importante ‘Fram’ (‘avanti’ in norvegese) che condivide, come il suo progettista Colin Archer, con la più famosa Fram quella delle esplorazioni artiche ed antartiche di Nansen, Amundsen, Sverdup e Wisting. E non è un caso, perché Massimo si riconosce appieno nello spirito che ha mosso questi grandi esploratori norvegesi.
Ex reporter di guerra, autore di manuali, alpinista ed esploratore a sua volta, di avventure vissute in prima persona ne ha davvero tante, una più emozionante dell’altra: dalla spedizione in Himalaya con Monzino durante il servizio militare alle esperienze sul campo di battaglia in Sierra Leone o in Afghanistan. Giornalista per poter viaggiare con uno scopo, poter raccontare il mondo, documentare i punti di vista, interrogarsi su cosa sia la verità e quanto sia labile il confine con la menzogna. Mi racconta delle spedizioni di Greenpeace a cui partecipa per documentare le prime azioni di forza dell’associazione ambientalista nata da poco.
Incontro questo stesso spirito in Marco, da sempre per natura viaggiatore e non turista, che vent’anni fa ha saputo mollare una vita convenzionale per vivere la sua natura salpando con uno Swan 44 navigando nell’inospitalità dei mari freddi di tutto il mondo, dall’Alaska a Capo Horn alla Norvegia. L’avventura non è priva di dazi da pagare, ci tiene a sottolinearlo, navigare in questi mari significa accettare la paura come compagna per gran parte del tempo.
E’ quello che ha detto anche Massimo. Il piacere di uscire dalla propria zona di comfort, il piacere di non sapere come andrà a finire, di assumersi responsabilità e rischi. Tutto il contrario del ‘vado in barca per sfuggire alle responsabilità del quotidiano’!
Marco mi fa conoscere il norvegese Petter, anche lui velista ed esploratore, pronipote di Amundsen, sì proprio quello dell’originaria Fram, casi della vita. Petter racconta della sua vita dei suoi progetti, tra cui le spedizioni di Overland per riscoprire il viaggio via terra, e l’esplorazione dell’Artico siberiano.
Alla ricerca di che cosa accomuna questi uomini e chiedo a Petter quale sia stato il primo motore. La curiosità, il sogno, l’immaginazione, la fantasia, così forti e così presenti sia nel sonno che da sveglio. Da piccolo non vedeva l’ora di andare a dormire per continuare a sognare. Anche lui velista
Da naturalista so che la Natura è tutto fuorché accogliente in senso naive, è lotta, sopravvivenza, non c’è molto spazio all’aspetto sdolcinato di certe sue rappresentazioni. Mi chiedo e chiedo a tutti e tre, quale sia il loro rapporto con gli elementi soprattutto con gli aspetti più terrificanti delle avventure che hanno intrapreso.
Per Petter il fascino consiste nella consapevolezza di non avere alternative, la Natura non perdona, costringe a lucidità e razionalità. Ma questo non gli impedisce di coltivare un animo poetico.
Per Marco spesso è stato sacro terrore, ma nonostante tutto voler assumersi il rischio, accogliere la paura per comunque superare un limite con se stessi. La Natura è neutra, non ti ha in simpatia o antipatia, fa solo risuonare le tue emozioni.
Massimo che ha vissuto la terribile esperienza di restare bloccato sull’Everest a più di 8000 metri di quota, mi conferma che mai come in quella occasione ha capito quanto la forza del vento, del freddo e della montagna sia enormemente superiore alla nostra e quanto sia sterile la nostra sfida. La sua motivazione piu’ profonda, mi dice, non è mai stata quella di cercare o sfidare un limite personale, quanto piuttosto quello di conoscere e raccontare la natura e il mondo in cui viviamo anche nelle loro manifestazioni piu’ estreme. E’ questo che lo ha portato ad affrontare situazioni in cui sono proprio la preparazione psicofisica e le capacità tecniche affinate dall’esperienza che ti permettono di riconoscere il limite e di sopravvivere.
Articolo scritto per Periodicodaily