vacanze in Croazia in barca a vela

Quel che resta dell’estate

Due mesi per mare, quasi 1000 miglia nautiche, luoghi favolosi, ospiti diversi, relazioni e dinamiche. 

E, durante questi mesi, non ho scritto sul blog. Complici il caldo che, come sempre, mi rallenta il neurone (ma mi sono consolata scoprendo che è cosa comune e scientificamente provata), l’aver sempre qualcosa da fare, fosse anche un tuffo in acqua o una piacevole conversazione e, forse di più, l’essermi scoperta spaesata e non sapere bene cosa dire.

Di fatto, a parte qualche appunto da Logbook, non ho scritto, non riuscivo ad andare molto oltre il racconto ‘sole, mare e vacanza’. 

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Andare oltre il ‘sole, mare e vacanza’

La prima scoperta è stata che il viaggio in Norvegia, rigorosamente a due, condividendo la banchina tutt’al più con pescatori e al freddo, mi risuonava di più di quest’estate con equipaggi diversi in vacanza, al caldo, condividendo rade e banchine con molte altre barche, tra cui yacht di gran lusso. E alla famosa domanda, leit-motiv della Norvegia, ‘cos’è per te il mare’, la risposta è stata diversa e non scontata.

Così scrivo ora, a mente fredda, cercando un filo rosso che congiunga i luoghi e le sensazioni provate navigando in Adriatico, ad oggi il mare in cui ho navigato di più. Da Venezia a Corfù, zigzagando tra la costa e le isole della Croazia, dirottando sulla Puglia per riattraversare solo per prendere un volo e tornare a casa.

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A grandi linee la nostra rotta e i suoi cambi di prospettiva

E cosa resta, cosa ho imparato, ma soprattutto, e adesso? Perché queste esperienze per mare, in modo quasi opposto, mi hanno aiutato a definire quello che e quello che non voglio, quello che posso e quello che non posso sopportare.

Così mi siedo a fare ordine tra i ricordi che incalzano e si sovrappongono. Qualcuno torna con insistenza e ha voglia di essere raccontato. Ed è interessante vedere come sia diverso lo scrivere a mente calda, come fatto nel viaggio in Norvegia, o a mente fredda, in maniera più riflessiva.

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I ricordi incalzano e si sovrappongono

In questo caso non seguo una linea temporale, una riflessione che mi viene da quello che accade, dal contingente, dal qui ed ora, ma accorpo, ricerco trame, fili e li lego tra di loro. Così congiungo punti cospicui geograficamente lontani tra loro, ma che hanno attivato una reazione e una riflessione. Dalla capacità di fidarsi come una conquista di relazione con l’altro e con se stessi, al desiderio di sfida ed evasione che si esprime in modo diverso per ciascuno di noi, all’intuizione di dove ha origine il retaggio, e così via.

Ed ecco che questo giro in Adriatico, mi sorprende ancora diventando un’ispirazione per cercare la prossima rotta, proiettarmi nel futuro e non sentire troppo la nostalgia del viaggio, quello che in tedesco si chiama il Fernweh.

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Fernweh