Trysil, andare oltre l’apparenza

Come per magia siamo stati proiettati nella vera Trysil, cuore della Norvegia rurale, punto di partenza per la diffusione in tutto l'emisfero boreale della taiga, la maestosa foresta di abeti, pini e betulle in cui siamo immersi.

Come per magia siamo stati proiettati nella vera Trysil, cuore della Norvegia rurale, punto di partenza per la diffusione in tutto l’emisfero boreale della taiga, la maestosa foresta di abeti, pini e betulle in cui siamo immersi.

La fattoria è poco più a nord fuori dalla città, dove inizia la zona più antica, quella delle fattorie lungo il Trysilelva. Il fiume è una piana ghiacciata indistinta percorsa a tratti da tracciati di sci o bici, da una sponda all’altra. Quello che, in estate, è acqua roboante su cui fare rafting e pescare, luogo di separazione tra le due sponde, è, ora, unione, comunicazione, contatto. Quello che l’estate separa, l’inverno unisce. 

L’acqua si apre un varco nel ghiaccio, arriva la Primavera

La vedi l’acqua che sta cominciando a venir fuori, ad annunciare la primavera. Vedi le crepe, la vedi aprirsi un varco. Un tempo, questo doveva essere il momento tanto atteso. Quello che oggi preannuncia una nuova fase della stagione turistica, un tempo preannunciava la stagione del trasporto fluviale del legname, la fluitazione. 

Ecco che i racconti di Fredrik al Museo di Elverum prendono vita. Qui, sul fiume più lungo della Scandinavia, viaggiavano i tronchi, tagliati nelle foreste, verso le destinazioni finali. 

Intorno al fiume l’immensa taiga e le fattorie. Gli uomini che lavoravano nelle aziende agricole, potevano fare soldi andando a tagliare gli alberi. Il lavoro era massacrante, faticoso e pericoloso, ma rendeva. 

La foresta boreale, la taiga, sembra non finire mai. Una distesa infinita di conifere, interrotta qua e la da radure, vaste paludi, torbiere e stagni intorno ai quali crescono betulle e pioppi. E’ per questo, mi conferma Runa, guardaparco locale, che spostarsi in inverno, con la neve è molto più facile, non solo sul fiume, ma soprattutto in queste zone paludose, che richiedono, in estate grandi aggiramenti.

La fattoria di Une e Magne è al di sopra del fiume, sul limitare del bosco. La casa, bianca, dalle linee semplici, due edifici rossi di servizio, il fienile e le stalle e, al limite del bosco la nostra cabin. Una piccola baita di legno grezzo, finestre incorniciate di bianco e imposte verdi, proprio sotto gli alti pecci. Magne e Une ci accolgono con calore e, prima di lasciarci lavorare, ci invitano a raggiungerli, la mattina dopo per una colazione tradizionale.

Eccoci, davanti al camino acceso, dispieghiamo la mappa e cominciamo con i preparativi. Aron è arrivato ieri, è carico, non riesce a stare fermo, si dice allenato e pronto, ha comprato tutto il necessario per prepararsi il cibo per l’avventura e, mentre prepara accuratamente le razioni, rivediamo i dettagli dell’avventura: tappe e tempistiche del percorso, le nuove condizioni meteo e i punti critici. 

Stabiliamo che l’orario ideale per partire siano le 5.30. Lo seguiremo live sulla mappa di Google e ci sentiremo per aggiornamenti ogni ora. Lo raggiungeremo ad Engerdal per poi seguirlo con il furgone d’appoggio per il resto del tragitto: Sølenstua, come suggerito da Runa in modo da assicurarsi paesaggio strepitoso e strade non trafficate, e quindi sicure per la corsa, proseguire verso la deliziosa Tolga e, infine, raggiungere Røros, cittadina mineraria patrimonio Unesco.

Il percorso scelto

Lavoriamo fino a tardi, ispirati dal caldo del caminetto, con il vento, fuori che soffia forte, facendo tremare l’intera casa. Soffia potente per tutta la notte tra i grandi pecci, poi giù sotto di noi, sotto le fondamenta, tra le assi del pavimento, tra i tronchi delle pareti, e via, di nuovo verso l’alto, sul tetto per poi scendere di botto.

Il vento soffia ancora forte alle 5 del mattino. Sono le 6.30 quando il nostro atleta chiude la porta alle sue spalle per affrontare la sua sfida. Martina ed io lo guardiamo allontanarsi con grinta tra le raffiche di vento. ‘Speriamo non gli siano di ostacolo’ pensiamo.

Magne e le pecore

Il tempo è come sospeso. Stiamo in silenzio. Vediamo Magne che, prese le pecore dall’ovile, le porta nel recinto dietro casa. Il tepore del fuoco di ieri sera è solo un vago ricordo, ma il calore di questa cabin, è altro. Sta nei dettagli, nella scelta dei mobili, rustici, antichi, forse qualcuno un abile riciclo. Martina mi fa notare delle maniglie sotto il tavolo che fanno pensare ad una vecchia porta. I tessuti di lana grezza, dai colori caldi e naturali. Il bollitore per l’acqua. Il quadro di lana tessuto con un motivo moderno. 

Camera con vista. La moka in viaggio

Sì la lana, ci conferma Une a colazione, è la sua passione. Per questo hanno le pecore. Sono solo 5, ma ad aprile tre partoriranno i loro piccoli. La loro cucina è luminosa, calda ed accogliente. Profuma di buono, di lefske appena sfornati. La colazione una delizia per gli occhi e per il palato: marmellata, burro e burnost quello che chiamano formaggio bruno, un burro di caramello che sa di erbe selvatiche locali, un imprescindibile patrimonio culturale norvegese. Parliamo di fienagione, di bacche raccolte nel bosco, del piacere di piccoli gesti di connessione con i ritmi della natura.

Arriva il momento di sentire le novità dal nostro runner che ci rassicura, ‘Il vento è freddo ed impetuoso! Tanto che a momenti mi ferma quasi, non avete idea! Mamma mia! Ma va tutto bene, c’è un’atmosfera magica, surreale. Mi sono scaldato per bene e sto mantenendo un ritmo ben cadenzato per arrivare fino in fondo. Vai, ci sentiamo tra un pò! Per ora tutto secondo previsione’

E’ felice quando è in movimento, come se solo attraverso la fatica fisica riuscisse a diventare un tutt’uno con l’ambiente che lo circonda. Attraverso il movimento i suoi pensieri sono orientati in una direzione, verso un obiettivo, il ritmo da tenere, quando bere, cosa mangiare, ricontrollare e ricalibrare il ritmo della corsa.  

Torniamo ad immergerci nei racconti d’estate di Magne ed Une. Ci fanno vedere gli album di foto. Le gite nei boschi, la dove la taiga si fa più fitta, dove incontri qualcuno solo se proprio lo vuoi. Al limite di puoi imbattere in qualche alce, orso, ghiottone, donnola. A Nord, verso Engerdal, dove tra poco raggiungeremo Aron, si possono incontrare i primi Sami con le loro mandrie di renne. Ed ecco, di nuovo i racconti che Runa ci aveva fatto nei giorni scorsi tornano vividi nelle nostre memorie, gli scialli delle donne Sami, gli spostamenti invernali ed estivi degli animali, il ritmo delle giornate cadenzato da quello della Natura. Une e Magne hanno scelto di vivere qui, hanno comprato questa fattoria nel 2017 e un anno dopo, finita la ristrutturazione, si sono definitivamente trasferiti qui da Oslo. Hanno lasciato la città per tornare ad uno stile di vita più naturale.

E’ ora di lasciarli, Aron ci ha richiamato prima del tempo, è in difficoltà, gli fa male un piede.